martedì 8 luglio 2014

Quando si costruivano le altalene era tutto più bello

Caro nonno era tutto più bello quando il mio unico obiettivo era farti costruire un'altalena in campagna con mezzi di fortuna. Non eri mai convinto della richiesta chissà perché, ma ogni volta, ogni anno, mi costruivi una ciondolante altalena appesa ad un albero di ulivo. La costruivi con lacci di corda e nastri di plastica nera. Quell'altalena non andava mai nella direzione giusta, si sbatacchiava di qua e di là ai rami dell'albero, poi si incrociavano le corde e ti sbatteva a terra come una sorta di cavallo indomabile e invece di dondolare avanti e indietro assumeva un movimento tutto suo in orizzontale contro il tronco.
L'estate successiva puntualmente i pezzi dell'altalena erano diventati panche o sedili improvvisati e di corsa dal nonno per farmene costruire un'altra, però migliore questa volta mi raccomando nonno! 
Mi ricordo di quella che, finalmente, aveva assunto perfettamente il ruolo di dondolo estivo, le corde tenevano più stabile la struttura e quella volta nonno ti eri impegnato di più ammettilo. La tavola di legno aveva dei buchi dove far passare le corde così non si sarebbero più incrociate e tutto infatti rimaneva lì fisso, a farla dondolare ci voleva un certo allenamento. 
E vai di dondolio perenne! 
Chissà poi che fine ha fatto quell'altalena così ben costruita, l'anno dopo tu eri troppo stanco e io ormai troppo cresciuta per chiederti un'altalena. 
Oggi nessun dondolo cigola sotto gli alberi, le corde non ci sono più e la legna la bruciamo, facciamo spazio per i ricordi, lasciamo i prati puliti per poterli guardare da lontano.
Mi mancano le altalene nonno. 


martedì 13 maggio 2014

Quelle volte quando il rumore è positivo

Ci ho riflettuto molto negli anni e ne ho anche avuto prove tangibili, per cui sono arrivata oggi ad una conclusione, per me davvero positiva. 
Ciò di cui sto parlando sono i vantaggi e svantaggi di vivere a ridosso di una grande strada trafficata giorno e notte. Si lo so non è un argomento forte di spiritualità e poesia, o di quanto più profondo esista, ma io credo che tutto questo abbia dei risvolti importanti nella vita quotidiana di ognuno di noi. 
Una volta abituati al motorino che sfreccia rumorosamente a mezzanotte sotto finestra, dopo essersi assuefatti allo scrass cross puf brum dei camioncini della spazzatura e ormai consapevoli che il tremolio della scrivania non vuol dire terremoto ma bensì autobus delle 18:33, il restante dei rumori di strada hanno il loro perché e anche il loro lato positivo.
Mi spiego meglio.
Durante le mie ultime trasferte tra case e città diverse, mi sono sempre ritrovata a vivere in un luogo "tranquillo e silenzioso"a detta dei padroni di casa "ideale per vivere, studiare e riposare la notte" e in effetti è stato così. Il quartiere e il palazzo erano sempre composti da rispettabili vecchiette e poche famiglie con figli ormai troppo grandi per giocare a palla in salotto, ma evidentemente ancora non molto adulti per riuscire a chiudere il portone d'ingresso senza far crollare l'intonaco, la strada su cui si affacciava il palazzo in questione, dopo una certa ora (in cui le vecchiette erano già nella fase rem), era tipo il deserto con balle di erba secca del farwest. Non sentivi una macchina neanche a pagarla, non esistevano persone impavide di passaggio, all'infuori di rassegnati padroni costretti ad uscire in pantofole per far toelettare il proprio cane.
Ebbene tutto sembrerebbe perfetto per una pace quotidiana in cui riuscire a svolgere le proprie mansioni di vita, ma in realtà, fidatevi, è stato estremamente noioso, alienante e del tutto demotivante, ogni volta.
Oggi invece, come si sarà già capito, ho cambiato location per non so più quale -esima volta, quindi ho potuto fare un buon confronto tra le parti e quello che ho realizzato è in effetti ciò per cui finalmente posso dire di sentirmi a casa, o per lo meno come se fosse casa mia, in una città che intendo fare diventare parte di me più di quanto non lo sia già.
I lati negativi di vivere in una strada con traffico nelle ore di punta e inoltre pronto soccorso nelle vicinanze, come già dicevo all'inizio, sono senz'altro i rumori molesti di ogni mezzo di trasporto a motore esistente, per non parlare dello smog che inevitabilmente si respira, ma allora, forse starete pensando, che lati positivi potrà mai avere una via così?!
Di sicuro i miei personali motivi di vantaggio sono molto aiutati dalla posizione ad un piano non proprio sulla strada, ma molto più in alto, della casa e dalla presenza di infissi con doppi e tripli vetri presenti in tutte le stanze, soprattutto ringrazio la buona norma degli autisti di questa città di non suonare il clacson ad ogni incrocio, ma quello che posso dire a mia discolpa è che questa attenta analisi dei lati positivi ha avuto un'ottima conferma emotiva, di cui mi fido più di chiunque altra cosa.
Per arrivare finalmente al punto in questione, ho questa cosa che mi attrae: adoro vivere dove posso vedere la vita degli altri, osservare dalla finestra le persone è come far parte della loro esistenza per pochissimi istanti. Detta così potrebbe sembrare che io sia una guardona, l'impicciona che passa le sue giornate a spiare i vicini dalla finestra, ammettetelo lo avete pensato! 
Naturalmente non lo sono affatto, semplicemente quando si vive in una zona così frequentata è inevitabile e spesso non ne siamo consapevoli, ma la vita degli altri ci scorre davanti agli occhi di continuo, velocemente scompare così come è arrivata, alla fine non sapremo mai il nome o la storia di quelle persone, ma la cosa che rimane è quell'attimo in cui ci siamo sentiti meno soli, in cui abbiamo alzato gli occhi dalla scrivania e abbiamo visto altri mondi oltre il vetro. Tutto questo cambia le giornate, il rumore delle macchine diventa un tutt'uno con il nostro quotidiano e in un certo senso ci fa sentire parte del mondo anche se quel giorno non abbiamo potuto vivere il nostro per chissà quali motivi. 
Abitare in una casa con una strada trafficata accanto non è mai noioso, infatti le vecchiette non hanno il comando del quartiere, forse un po' del palazzo se proprio la sfortuna ci perseguita, per cui non esiste coprifuoco notturno e se la sera decidiamo di andare a buttare la spazzatura incontriamo sempre qualcuno che non è ancora tornato a casa e non vede l'ora di farlo, il vantaggio sta nel fatto che noi invece siamo già in tuta, abbiamo cenato e ci basta attraversare la strada per rimetterci comodi sul divano. Inoltre dopo l'ora di pranzo quando tutti sono già tornati a casa, è sempre possibile ascoltare la musica latino-caraibica proposta dal ragazzo truzzo di turno a bordo della sua macchina stereofonica con bassi alti, altissimi, a me fa sempre tanto ridere, è un attimo poi scatta il verde del semaforo e il tizio preme con tutte le sue forze il piede sull'acceleratore e adios amigo
Insomma non trovate anche voi che tutto questo sia molto meglio di un quartiere "silenzioso e tranquillo" in cui non senti neanche gli uccellini, perché anche loro di certo si annoiano e si spostano altrove a fare i cori uccelleschi di voci bianche. 
Per un ultimo vorrei lasciarvi con una chicca che si presenta assiduamente ogni fine settimana che si rispetti, x-factor lo hanno inventato così: non può mai mancare il gruppo di amici evidentemente molto allegri che, a suon di vino e birra, intonano vere e proprie opere degne dei migliori teatri d'Italia. Spesso c'è anche un solista, un tenore di alto grado, che rimasto indietro dal gruppo o già da solo nel rientro a casa, non limita assolutamente le sue corde vocali e tira fuori suoni canori non ancora inventati, ma devo dire le parole sono molto toccanti. Applausi signori! 





venerdì 7 marzo 2014

Come NON allevare le lumache -una storia di bava-

Un giorno ho trovato due lumache nell'insalata (quelle senza guscio per intenderci, i lumaconi che spuntano dopo la pioggia), così ho deciso di allevarle in un terrario improvvisato dentro una bottiglia di plastica.
Non sono morte. Sono scappate, in qualche modo, ci sono riuscite. 
Oppure si sono mangiate a vicenda. Oppure si sono disciolte magicamente nel terriccio. Qualsiasi altra ipotesi è ben accetta. 
Questo avrebbe dovuto farmi capire molte cose.

La lumaca adulta l'avevo chiamata Giorgio/a, credevo fosse ermafrodita come la maggior parte delle lumache, la lumachina mignon invece, con grande interesse e fantasia si era beccata lo stesso nome, ma adatto alle sue dimensioni, ovvero Giorgino/a (per lo stesso motivo di prima, ho supposto fosse ermafrodita).

Le giornate scorrevano tranquille con i miei nuovi amici.
Avevo costruito un terrario degno del miglior riciclo, il terriccio lo avevo recuperato dal vasetto del mio amato Bonsai, morto prematuramente forse per mancanza di sole e non di amore. Non ha avuto tempo di firmare le sue ultime volontà ma di sicuro sarebbe stato felice di donare il suo terriccio a delle indifese lumache orfane. Per rendere più confortevole quel pezzettino di campo in miniatura ero riuscita perfino a metterci delle pietruzze di fiume e piccoli ciottoli, direttamente recuperati dalla mia collezione estiva. 
Era tutto così bello, donavo il mo affetto completamente a Giorgio/a e Giorgino/a, annaffiavo con regolarità il terrario per mantenerne l'umidità, esponevo alla luce la mezza bottiglia di plastica, compravo la loro insalata preferita, così da non fargli mancare un'alimentazione corretta.
Insomma la vita sembrava scorrere magnificamente...
Poi un giorno mi accorsi che Girgino/a si nascondeva sotto le pietruzze e non veniva fuori nemmeno per mangiare o quando innaffiavo il terrario, già da lì ho iniziato ad avere qualche sentore, mi puzzava questo comportamento (e non solo perché puzzavano le lumache).
Ad un certo punto Giorgino/a scomparve, l'ho cercato sotto le pietre, sotto le foglie di lattuga, sotto il terriccio dove era solito stare, ma niente, nessuna traccia di bava sulle pareti, nessuna traccia sul davanzale della finestra, scomparso.
L'unica ipotesi plausibile era che fosse scappato attraverso i buchi della pellicola che avevo posto sull'improvvisato terrario, ma perché abbandonarmi così, improvvisamente e senza nemmeno un biglietto di addio! Sono stata giorni a tormentarmi su cosa avessi sbagliato con lui, era troppo piccolo forse, aveva bisogno di più affetto o di meno acqua... Giuro mi ero informata tantissimo su come fare.
Con tanta tristezza non restava che rassegnarmi al presunto rapimento alieno di Giorgino/a e dedicarmi all'unico superstite del piccolo ecosistema in bottiglia. 
Così tutta speranzosa ammiravo Giorgio/a nelle sue giornate da nullafacente sotto le foglie di lattuga verde, che cambiavo regolarmente con attenta cura materna, ma forse non lo ero abbastanza, perché ad un certo punto anche Giorgio/a iniziò a non mangiare più e a nascondersi sotto anfratti illusori scovati nel terriccio del Bonsai. Panico. Dolore profondo e tristezza infinita. Non sapevo che fare. Non poteva abbandonarmi anche Giorgio/a. Non potevo lasciarlo morire/sparire/rapire/liquefare... ecc!

Purtroppo i miei sospetti furono del tutto fondati quando una mattina trovai con sgomento il terrario vuoto, un piccolo desolato pezzettino di terra completamente vuoto, umido e freddo. 
Anche Giorgio/a non c'era più. Fuggito, rapito, morto... Non potevo accettarlo.
Ho atteso giorni e giorni, continuando ad annaffiare quel piccolo paesaggio inerte, cercando delicatamente tra le pietruzze e il terriccio il mio amichetto, magari era semplicemente a riposo sotto terra (non nel senso di morto, che avete capito!). Invece tutto fu inutile. 
Ancora oggi non so se sentirmi in colpa per averli fatti secchi (proprio secchi nel senso di prosciugati) o sentirmi in colpa per non essere stata capace di dare amore a sufficienza, a due piccoli e viscidi animaletti tanto carini. Voglio credere che Giorgio/a e Giorgino/a siano ancora vivi e che siano stati talmente scaltri da riuscire a sfuggire. 
Non so, però anche gli alieni potrebbero averci messo lo zampino!

Morale della storia: Non allevare esseri viventi, piante o animali, se non sei capace. 
A mia discolpa voglio dire che il mio intento era solo quello di salvare le lumache dalla spazzatura e da una morte "certa" ben più atroce. 

Ciao Giorgio/a, Giorgino/a insegnate agli angeli come sbavacchiare in giro
Lumaca del genere Limax - proprio come i miei amichetti - 

mercoledì 26 febbraio 2014

#100happydays Abbiamo tempo per essere felici?

Ho deciso di partecipare ad una strana iniziativa del web, molto scettica all'inizio ma adesso con molta voglia di impegnarmi. A fare cosa? Ad essere felice naturalmente!
Posso non sembrare la persona più felice del mondo, ne sono consapevole, dai miei post forse lascio intendere una triste vita solitaria lontano dalla società cattiva ed egoista. Invece non è così, ebbene ho anch'io piccoli o grandi momenti di vita quotidiana per cui essere felice.
Inizialmente l'avevo presa come una sfida troppo grande per me, troppo impegno, dover trovare per forza dei momenti felici durante il giorno e per 100 giorni di fila era davvero una guerra con il mio fanciullino triste.
Poi ecco che ieri il sole era alto e tutto il mondo sembrava bellissimo per un miliardo di motivi che non riuscivo ad elencare... Così ho deciso che non bisogna dire di no alla felicità.
Perché rinunciare a trovare la felicità ogni giorno, anche in qualcosa di piccolo che può accaderci nel nostro quotidiano?
Questa iniziativa è fantastica perché ti spinge ad essere felice anche se apparentemente sei chiuso in te stesso e pensi che tutto sia brutto e triste, insomma basta davvero poco per ritrovare il sorriso. Inoltre volete sapere una cosa buffa, da ieri ho trovato non una ma un miliardo di cose per cui essere felice... Basta scegliere insomma.
L'iniziativa in se funziona così: ti candidi sul sito http://www.100happydays.com/ (si può scegliere la lingua preferita), scegli il social network da usare e inizi. Ogni giorno per 100 giorni basta pubblicare una foto, sul social scelto, di qualcosa che ti ha reso felice inserendo l'hashtag #100happydays. Semplice.
Insomma è davvero triste non avere tempo per vedere la felicità.
Felicità è: una persona importante, un cibo preferito, un sorriso a caso, un profumo inatteso, la musica, un gesto di dolcezza... Tutto può essere felicità. Sorridiamo.
Qualsiasi cosa può renderci felici!

#100happydays new favorite Cup -Day 1-
Si, mi piacciono le tazze! L'avevo detto che poteva essere anche qualcosa di irrisorio (apparentemente) ;)


lunedì 27 gennaio 2014

Domande reali sul futuro Italiano

Vorrei fare una domanda a chi di dovere, una domanda a cui però ci deve essere una risposta chiara, concisa e soprattutto realistica.
Quali sono le effettive prospettive di lavoro in Italia?
Sebbene molti hanno già chiesto la stessa cosa a qualche luminare o ai loro padri, io non ho mai letto o sentito una reale risposta, fondata su un percorso vero con punti di arrivo, contrassegnati da una pietra o una croce, che indicano il limite massimo della vetta, invece che suggerimenti di sogni rimasti vaganti.
Io penso che questa domanda dovrebbe essere fatta da tutti e si dovrebbe istituire un ente, qualcuno che ne sa insomma, per avere una risposta certa adatta ad ognuno di noi.
Ora certo sono consapevole che viviamo in tempi difficili, c'è la crisi, c'è la mezza età italiana che sembra essere immortale, ci sono gli anziani che alle votazioni ci vanno solo loro, perché conta come uscita domenicale del post-messa e ci sono i raccomandati e i baroni all'università, fin qui ho capito tutto.
Dopo questo elenco però mi sono persa completamente, perché non è possibile che le parole italiane spariscono al vento e servono esclusivamente per condannare e rattoppare invece che per creare, rassicurare, fare.
Quindi vorrei proprio chiedere a qualcuno che cosa ne sarà del mio futuro?
Ti passano accanto anni e anni di studi infiniti, studi che inizi controvoglia perché sai che non ti porteranno a niente, ma quando li finisci non hai mica finito, perché poi devi completarli con una specializzazione, che però non ti da nessuna esperienza per cui devi chiedere un prestito per fare un master di un anno con il quale, ti promettono, farai un prestigioso stage che ti permetterà, dopo, di avere un lavoro. Purtroppo lo stage non è pagato e nel mentre la tua famiglia continua a pagarti da vivere, per i più fortunati, per gli altri ci sono i lavori serali da cameriere o barista, dopo lo stage pensi di trovare lavoro il mese successivo e invece continuano a dirti che non hai abbastanza esperienza o che non assumono nessuno per il momento, però puoi lavorare gratis, così ti fanno fare esperienza e forse dopo c'è la possibilità di un contratto fisso. Insomma questo ormai è quello che ti dicono ancora prima di finire il liceo, anzi ancora prima di iniziarlo: sembra che la società italiana abbia attuato questa sorta di lancio del boomerang, contribuendo a schiacciare i giovani sempre di più, rendendoli insensibili, apolitici, pigri, egoisti e tremendamente insicuri.
Quando la mezza età dell'italia non ci sarà più, o quando sarà troppo vecchia per avere voce in capitolo, che società avremo? Chi saremo noi giovani all'interno della società?
Saremo giovani di mezza età che ancora aspettano un lavoro fisso, saremo giovani che ascoltano la buona musica degli ideali e dei sognatori ma che hanno rinunciato ai propri sogni; giovani uomini e donne che si sono accontentati di un lavoro veloce e pronto subito invece di seguire la strada più difficile? Saremo persone senza memoria, affidati completamente all'uso di una memoria tecnologica che ha già iniziato a plasmarci?
Sarà una società di giovani di mezza età, con pochi figli piccoli, che vedranno i propri genitori giusto il tempo di una cena veloce davanti alla televisione, invecchiare senza un sorriso, lavorare fino a 70 anni ormai con troppa esperienza e troppe disavventure alle spalle, cinici e non curanti delle piccole cose?
Io non voglio essere una giovane di mezza età senza un sogno e senza un futuro, che per avere una parvenza di famiglia adotta un cane invece che avere un figlio, che non potrebbe mantenere.
Spero che qualcuno abbia una risposta alla mia domanda e spero che nelle scuole non sia fatto terrorismo psicologico senza fondamento ma che sia spiegata la reale situazione dei fatti e le possibili soluzioni concrete.
Non voglio essere una giovane di mezza età con la sindrome dell'adolescenza lunga, io voglio far parte di questa società adesso, voglio poter parlare con gli uomini di esperienza e voglio imparare adesso, per poter lavorare oggi stesso e diventare qualcuno domani.
Permetteteci di diventare come voi, uomini e donne lavoratori con esperienza diretta, con errori e correzioni che fanno parte della vita.
Non chiudeteci la porta in faccia, non cestinate i nostri curriculum, noi abbiamo solo bisogno di fiducia, di esperienza e di un futuro.