mercoledì 18 dicembre 2013

Acqua in concerto

Sono qui in silenzio ad ascoltare la musica delle gocce d'acqua.
Piccole appena nate con un ritmo già degno dei migliori musicisti...
le note cambiano di continuo, sono veloci queste piccolette!
C'è un attimo in cui rallentano e sembrano fermarsi e tu sei lì pronto ad applaudire, quando invece la musica riprende e continua il concerto. 
Inizia sempre così: un piede si muove, prima in alto poi in basso, ma subito prende il ritmo a destra e poi a sinistra, la gamba lo segue, il ginocchio si libera quasi a staccarsi dalle articolazioni, una volta che hai superato la fase di ascolto passivo è inevitabile lanciarsi in movimenti improvvisi, senza senso all'inizio ma quello che succede dopo è solo euforia e ritmo nel sangue.
Sono qui in silenzio a ballare la musica delle gocce d'acqua... 
Poi l'ultima goccia annuncia la fine, chiude da solista con soffice suono in dissolvenza.
Le gambe si fermano, le braccia si abbassano, mi guardo intorno, c'è silenzio, non c'è più musica, ma è rimasto qualcosa dentro io lo chiamo sorriso interiore, come si fosse accesa una lampadina proprio al centro del petto.
La mia giornata sarà migliore.


lunedì 16 dicembre 2013

Solido ma ondeggiante

Mi chiedo cosa siano veramente i legami. 
Forse sono molte cose, a volte sono delle persone, semplici muri, luoghi, elementi naturali, ricordi di un tempo finito o mai vissuto, una strada, una memoria... 
Ma in fondo cosa significa veramente avere legami? 
Una risposta sola credo non ci sia, più che altro ci sono interi racconti di cui potremmo servirci per definire i nostri legami. Sono racconti che da sempre abbiamo ascoltato, da piccoli e da grandi, per conto di persone a noi care o persone incontrate un giorno su un treno, il mondo intero racconta i suoi legami, non si può fermare il flusso di racconti associati ai "legami".
Io credo che gli uomini siano un po' come gli alberi, legati inesorabilmente al luogo in cui sono nati e cresciuti, un legame vitale, essenziale senza scampo alcuno. Le radici degli alberi sono la base da cui tutto ha avuto inizio, a partire da un semplice seme finito per caso in un luogo fertile dalle condizioni perfette, una volta stabilito il seme inizia a germinare e a mettere "radici", nasce così la sua dimora, il suo legame e la sua base culturale, tutto ciò che lo lega a quel luogo lo rende l'albero che sarà un giorno. 
Questo racconto della vita di un albero però potrebbe trarci in inganno e farci credere che un albero sia fermo senza speranza alcuna, immobile, come bloccato dalla sua stessa base vitale, ostacolato dalle sue stesse radici, io penso invece che non sia così... Un albero non è fermo, è saldo sì, è possente, ma le sue fronde possono ondeggiare, muoversi seguendo il flusso della natura e piccole parti di esso saranno presto ovunque, trasportati dal vento, dai soffi continui delle stagioni, condotti in avventurosi viaggi dagli insetti impollinatori, in foglie volanti che colorano la dimora di altri alberi. 
L'essenza dell'albero sarà nel vento, nel respiro della natura, nell'acqua dei fiumi, ospite gradita di molti animali...
Anche all'uomo è concesso tutto questo... I legami possono renderlo forte, apparentemente fermo, ma le fronde della sua intelligenza non saranno mai bloccate, esse ondeggeranno nel mondo e si espanderanno ovunque l'uomo voglia andare. 
Le radici e i legami della nostra vita sono la nostra forza e non il nostro carcere. 
Ho sentito dire che oggi bisogna essere "cittadini del mondo", una strana frase che mi ha sempre portato a milioni di pensieri e curiosità, quasi scientifica, nei confronti delle persone che si professano tali. 
Credo sia arrivato il tempo anche per me di entrare a far parte di questa comunità mondiale, in fondo lo sono già da molti anni ma adesso serve solo il coraggio di lasciarsi condurre dalle correnti. 
Ho capito cosa vuol dire tutto questo: è come essere abitanti di ogni luogo, lontano dai tuoi legami, ma mai staccato dalle tue radici. Vivo e saldo come un albero ma ondeggiante al vento, donatore di semi e colori, presente in ogni forma, costruttore di altre realtà. 


domenica 10 novembre 2013

Laurus della vittoria

Non c'è più nessun passato che mi insegue, niente più gabbie e circoli chiusi.
Bellissimo riuscire finalmente a vedere il futuro nel presente e smetterla così di aspettare e sognare qualcosa quasi immaginario.
Infatti oggi il futuro è proprio qui, tra le mie mani, lo posso toccare e personalizzare come più mi piace, perché adesso c'è tutto quello che ho sempre cercato e sembra che ogni cosa si sia posizionata esattamente al suo posto, in equilibrio con il resto del mondo.
Davvero l'universo ha ricominciato a muoversi verso di me, in modo costante e perfettamente allineato con le mie scelte. Ho da tempo aspettato e desiderato ogni cosa, così come si sta creando adesso.
La nebbia non mi fa più paura, le nuvole non mi turbano perché ora seguo un sentiero rigoglioso quasi troppo perfetto per essere reale... Mentre cammino su di esso si alza molta polvere, come se stessi cavalcando verso l'orizzonte, impavida e sicura di non essere disarcionata, questa volta no.
Conosco questo destriero, da sempre ho creduto, ho sognato, ho sperato di cavalcarlo perciò adesso non ci sarà nessun vacillamento, oggi vado avanti, impaziente, con il sole in faccia e la tempesta dietro le mie spalle.
Tutto questo è meraviglioso.

venerdì 19 luglio 2013

Odore di case che ricordano cose

Non ho mai capito perché gli odori delle case degli altri mi suscitano una immediata reazione di inadeguatezza. Forse è ansia mista a tristezza.
Sono sensazioni molto strane che nascono improvvisamente da dentro la pancia e arrivano immediatamente al cervello, in quell'angolo buio dove teniamo i nostri scrigni.
Un posto segreto in cui nascondiamo quelle ansie insensate nate da un gesto, un fatto, una parola che un giorno ci ha fatto stare male o semplicemente ci ha fatto pensare.
Non ci ricordiamo più cosa è accaduto, sono ricordi ormai dimenticati, ma le sensazioni rimangono, quelle non vanno mai via sono infatti ben conservate pronte a saltare fuori in un momento qualsiasi, così da farci avere memoria di ciò che abbiamo provato in passato.
L'olfatto è un senso molto importante per me, forse in un'altra vita sono stata un segugio.
Sentire gli odori è qualcosa che mi fa accumulare ricordi ed esperienze, immagazzinare gli odori crea in me una sorta di protezione naturale che regola  il mio istinto e il mio modo di agire nelle situazioni sconosciute, in cui puoi fidarti solo dei tuoi sensi.
Non saprei dire perché l'odore delle case degli altri mi fa questo effetto, forse perché mi manca una mia casa, un luogo che possa sviluppare il proprio caratteristico odore che sarebbe parte di me e che riconoscerei come un odore sicuro, un luogo di rifugio.
Chissà quale dei tanti cassetti dei ricordi fa scattare questo tipico odore di case altrui, la tristezza forse in questo caso non è una sensazione negativa, magari è solo nostalgia e voglia di casa mia, della mia famiglia, desiderio di un ritorno alle origini ma con delle scarpe nuove.



martedì 16 luglio 2013

How I met... You

Oggi voglio scrivere di te e un po' anche di noi.
Lo so è una cosa ripetuta... ma è bello averlo impresso con le parole e non solo con la voce.
Di solito per queste cose uso la poesia, ma ultimamente sembra che il mio estro sia stato colpito dalla maledizione della bella addormentata, così lo farò in prosa.

Ricordo che quando ti ho conosciuto ero in una fase di transizione della mia vita e lo ammetto, ero anche un po' brilla, ma il vino non è molto importante in questa storia.
Avevo deciso di concentrarmi di più su me stessa e di rimettere in piedi la mia vita da single, eliminando quei pensieri che vanno dritti al punto e non lasciano spazio alla conoscenza; era infatti arrivato il momento di parlare e di farmi ascoltare, di scoprire e di assaporare gli animi in tranquillità, senza progetti e costruzioni innaturali.
Per cui quella sera il mio unico intento era rilassarmi e non cercare nulla.

Così tra boccali di vino e palloncini, a fine serata, arrivi tu dal nulla e prendi posto davanti a me, mentre ero intenta a trovare strane angolazioni e luci perfette per fare foto artistiche, a modo mio.

Ci fissiamo tutti con degli hobby, a volte: quello era il periodo della fotografia.
Non perché io ne fossi capace, ma fermare il momento è sempre stata la mia passione, anche scrivendo lo faccio.
Quando scrivo è come se fotografassi ciò che ho dentro e immortalo il momento con le parole.

Dall'alto della mia bravura, le foto di quella sera le ho fatte quasi tutte in bianco e nero, perché "fa figo" e perché in questo modo ho creduto di camuffare le luci sbagliate.
Così, tra uno scatto e l'altro, galeotta fu la fotografia che ci fece conoscere...
Il caso volle che il mio hobby passeggero fosse invece la tua passione, stabile e resa divinamente.

All'inizio non sapevo cosa aspettarmi da semplici scambi di parole, ovattate dal vociare del locale e offuscate da alcol e luci basse, in realtà non mi aspettavo nulla, come ho già detto ero lì senza nessuno scopo e quasi senza nessun interesse.
Per la prima volta, conoscevo qualcuno che si era interessato a me dal nulla e io non mi sentivo affatto in balia delle farfalle, come se avessi mangiato bruchi, o contornata da cuori rossi, come nei manga giapponesi o in groppa a unicorni con arcobaleni nel cielo e cose così...
Ricordo però di aver avuto un pensiero, senza volerlo avevo già fatto una selezione per una possibile conoscenza futura: "Ha i capelli lunghi e ha la barba, è alto. Posso parlarci".
Si ho la fissa per i capelloni barbuti. Sono una donna d'altri tempi in fondo.

Sembrerà superficiale e forse anche brutto da dire, ma è successo proprio così.
Forse è stata colpa del vino e forse è stato meglio così.
Nessun progetto era il mio motto. E così è stato.

Ad ogni modo la serata volge al termine e pian piano il locale si svuota, ma non potevo andare via senza prima compiere un ultimo gesto... No niente di romantico, dovevo fare pipì!
Io e la mia vescica non siamo buone amiche, non lo siamo mai state, ma questa è un'altra storia, non credo a qualcuno interessi la vita di una giovane incontinente.
Tornata con falsa eleganza dal bagno, mi ritrovo quasi da sola e tu non c'eri più... ma insomma niente cuori spezzati, forse un po' di incertezza, però sembrava tutto normale, era stata solo una piacevole parentesi?!

Invece eccoti tornare quasi di fretta, ammetto che mi sono sentita felice.
Con decisione, ma in un modo quasi semplice e sincero, mi hai chiesto di incontrarci qualche giorno dopo, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Non ricordo più molto di quel momento (ero pur sempre brilla non dimentichiamoci), so però di aver strappato un foglietto, trovato sul tavolo del locale e di averti scritto il mio nome e cognome, così da potermi trovare sul libro delle facce, ormai veloce modo di comunicazione moderno.
Pare ci piaccia di più, far sapere al mondo la nostra intera vita, che dare un semplice numero di telefono. Per fortuna anche tu odi parlare al cellulare.
Insomma proprio un moderno romanticismo.

Ammettilo però, la cosa del foglietto è stata un tocco di classe, da raccontare ai figli e ai nipoti, perché in fondo resto ancora un'inguaribile scema per queste cosette, in cui si uniscono tempi passati e tempi futuri.

Adesso, che ne ho ancora memoria, ho voluto scrivere di quella sera in cui ti ho incontrato, in cui un foglietto ha distrutto il mio cinismo verso la vita e l'amore.
Ogni cosa avvenuta dopo e che avviene ancora adesso, è la vita come dovrebbe essere vissuta da tutti, in maniera più naturale possibile, con voli di felicità ma sempre poggiati a terra.
E con un pizzico di indigestione di farfalle.

"Questa Biancaneve ha avuto problemi a dormire, capisci?
Beh va da questa strega che le dà una mela da mangiare che la fa addormentare...
Proprio mentre sta cominciando a dormire veramente bene per la prima volta da settimane...
Arriva questo stupido principe, la bacia e la sveglia!"

"Ammiro il modo meraviglioso che hai di trarre da una favola il suo vero significato..." 

venerdì 12 luglio 2013

Erbacce, ombrellini and You're beautiful

Sapete che c'è? C'è che i difetti non esistono! 
I problemi che tutti noi possiamo avere con il nostro corpo sono creati dalla società non dal problema in se.
Se qualcuno vi ha fatto credere il contrario, sappiate che in realtà era tutto falso!
Stare bene con se stessi incuranti degli sguardi altrui è sicuramente la cosa più saggia che si possa fare, ma non tutti sono forti abbastanza per riuscirci, non tutti riescono a forgiarsi uno scudo così potente da non essere mai scalfito.
Il giudizio degli altri ti accompagna da sempre, si coltiva da piccoli come un'erbaccia che cresce in fretta e distrugge il tuo giardino, non esistono rimedi in grado di fermarla, ci puoi solo convivere e strappare le piante una ad una durante tutta la tua vita.


Viviamo in un mondo classista anche se può non sembrare.
Sei deriso e additato anche per qualcosa di poca importanza, ma le persone troveranno sempre il modo di fartelo pesare.
In india sei discriminato e considerato di una classe sociale bassa se hai la pelle molto scura. Da non crederci, gli scuri che discriminano quelli più scuri.
Anche nei paesi occidentali un tempo la pelle più scura era considerata un difetto in quanto era il colore degli schiavi, o dei contadini e delle genti che svolgevano lavori umili, quindi più esposti ai raggi del sole e per questo abbronzati. Le donne di alta classe, infatti, si proteggevano dal sole con il famoso ombrellino che vediamo nei film storici, non era decoroso essere abbronzati come i poveri.
Paradossale pensare come oggi sia totalmente il contrario, la pelle chiara è considerata qualcosa da modificare a tutti i costi, il modello che ci viene presentato è un infatti un corpo perfetto, scolpito, depilato e soprattutto abbronzato. Oggi c'è la corsa ai centri estetici per riuscire ad ottenere un bel colorito tramite le lampade abbronzanti, perché non sia mai che ci presentiamo bianchi ad un matrimonio, ad una festa o ad un invito importante. 
Anche io vivo in questa società, anche io sono stata adolescente e facevo la lucertola al sole sperando in una tintarella scurissima in poche ore, di certo non capivo i rischi di una esposizione al sole senza protezione nelle ore più calde e per fortuna non ho mai amato le lampade, che sono di gran lunga più pericolose. Naturalmente a me l'abbronzatura piace ancora, anche io sono coinvolta in questo stereotipo della tintarella e mi sento quasi fuori posto quando a luglio sono ancora bianca, color studente, mentre gli altri sono già alla seconda scottatura. Adesso, però, ne faccio un uso più responsabile proteggendomi e in ogni caso non ho più l'ossessione della tintarella scurissima a tutti i costi, anche rischiando di avere insolazioni e bruciature, nonché problemi a lungo termine di cui tutti dovremmo interessarci, come tumori alla pelle. 
Nelle nostre società qualsiasi cosa appare diversa dall'ordinario, vuoi per cultura religiosa vuoi per educazione sociale, viene adocchiata, additata, forse maltrattata e scartata a priori. 
Potrebbe sembrare molto drastico definito in questo modo, ma se riflettete tutti noi, in quanto donne, uomini, bassi, alti, grassi, magri, rossi, biondi, brufolosi, eczematosi, pelosi, calvi, omosessuali e varie tipologie di "diverso", siamo stati in qualche modo giudicati o discriminati. Non oggi forse, non domani, ma ieri magari qualcuno ci ha detto sei troppo basso o sei troppo grasso, sei brutto perché non sei come tutti gli altri, sei diverso perché la tua pelle è diversa dalla mia, sei inferiore perché sei una donna, sei un emarginato perché hai una malattia della pelle che ti lascia dei segni orribili... Ogni giorno la gente ti guarda e tu puoi far finta di non vederli, per tutta la vita hai fatto finta di essere forte e in qualche modo ci sei riuscito, hai la tua vita, tutto è bello... ma quegli sguardi ci sono ed è proprio quello che ti ricorda che tu sei diverso e sei in difetto. 
Si parla tanto di bullismo nelle scuole, non è forse causato dall'educazione sociale che ci viene imposta? 
Il diverso va deriso, tu sei più forte perché sei uguale agli altri e quindi hai il diritto di offendere e far del male al diverso che è solo e per questo più debole. 
La prima educazione sociale viene dai genitori, poi continua con la scuola e la vita stessa... 
La società va cambiata fin dai suoi primi passi, altrimenti imparerà a camminare spingendo il compagno accanto. 


martedì 2 luglio 2013

Pesantezza, rimedi e persone ridoline

Da un po' di tempo ormai mi sento davvero pesante, faccio quasi fatica a muovermi e no, non è il caldo!
Infatti sono tutto il contrario di quello che ci si aspetterebbe: in inverno sono fiacca e letargica mentre in estate sono piena di vita e di felicità, anche se mi attivo dalle cinque di pomeriggio in poi...
Però questo è un periodo di pesantezza, in cui mi piacerebbe avere un tutor che mi spingesse avanti letteralmente, tipo uno di quei personal trainer che segue le proprie clienti pure in bagno per controllare quanto tempo stanno sedute sul water, non sia mai che la prendano come una pausa di riposo... Pigrone!
A nessuno è mai successo di sentirsi pesante come un elefante sotto la calura africana?
A me sta succedendo adesso.
Mi sento così in tutto, pesante nei movimenti, nei pensieri, nelle parole, sono un enorme ammasso di pesantezza.
Eppure questo è il momento in cui dovrei essere una gazzella aitante, piena di buoni propositi e voglia di fare... è proprio vero che le tempistiche non si azzeccano mai.
Mi servono dei rimedi immediati e miracolosi contro la pesantezza.
Spesso si pensa che essere "pesanti" sia sinonimo di serietà e maturità, ma non è sempre vero, ho visto infatti persone frivole e persone per cui ho coniato un termine apposito, ovvero"ridoline", seguire progetti impegnati e affrontare i propri compiti con più maturità di quanto pensassi di fare io.
Ultimamente non mi sento affatto pronta per nulla, o meglio è una cosa che va avanti ormai da troppo tempo e che inizia a preoccuparmi molto, dall'adolescenza sono passata immediatamente alla tristezza di una donna già arrivata senza nessuna prospettiva di novità e cambiamento, tutto ciò non va bene per niente.
Tutto ciò è pesante.
In fondo non possiamo essere tutti maturi per le stesse cose nello stesso momento, credo di essermi già ripetuta questa frase molte volte, ma la mattina dopo puntualmente mi piomba addosso l'oscura sensazione di nullità che blocca le mie gambe e il mio fondo schiena ad una sedia maledettamente scomoda.
Quindi che si fa in questi casi? Cosa ci vuole per ricevere uno schiaffo scuotente dalla vita?



mercoledì 19 giugno 2013

Noi eterni secondi nella città di Momo

Cosa potrei fare che non è già stato fatto?
Di cosa potrei scrivere che non è già stato scritto?
Oggi se decidi di intraprendere una strada per te importante, che sai essere una delle tue grandi passioni, sei costretta a vedere gli sguardi della gente che ti fissano, giudicandoti, con quell'atteggiamento da persone superiori mentre ti dicono: "Ah si, bello, adesso va di moda, lo fanno tutti".
Ecco in quel momento vorresti usare tutta la tua forza energetica per lanciare contro gli invidiosi una super scarica di parolacce e insulti mirati, ma naturalmente nessuno lo fa, o forse qualcuno si e quel qualcuno lo ammiro, sappiatelo. Io non so farlo, urlo dentro e mi nasce un odio profondo, ma cerco di rimanere impassibile, con l'atteggiamento di chi dice: "Hei tesoro, per me le tue parole sono come acqua che non bagna e sole che non asciuga"... e invece sto morendo dentro, perché quelle parole mi hanno come trafitta e inizio a rimpicciolirmi sempre più quasi a diventare un piccolo gnomo invisibile, in quel momento la mia sicurezza si annulla all'istante! Puf!
Era meglio pensarci prima mi dico, perché non ci ho pensato prima io? Mi chiedo.
Adesso non so più scegliere, non mi resta altro che tornare sui miei passi perché non è più bello fare qualcosa che tutti sanno fare ormai, un sogno troppo sbandierato non ha più valore, è stato usato e calpestato da altri mille come me.
Un tempo di sicuro questa è stata la mia scelta, che stupida persona poteva mai pensare tutto ciò?
Ero io, ero una me che ancora non parlava, che credeva di essere sbagliata per l'unico mondo che conosceva, così triste e acerbo, un mondo tutto grigio in cui mi sentivo come Momo alla ricerca disperata di salvare il Tempo e riportare la Felicità.
Oggi io sono Momo da grande, sono riuscita a salvare me stessa dai cattivi Uomini Grigi e il mio mondo è cambiato, adesso ha colori, fantasia e felicità.
Se mai avrò figli, un giorno, li porterò davanti a questo mondo in cui troveranno le vie per la creatività e per il pensiero e gli dirò: "scegliete, provate tutto, decidete e siate felici".



martedì 18 giugno 2013

Alla fine mi chiedo sempre perché scrivo certe cose!

Invecchiare.
Mi chiedo: è davvero questo quello che ci fa più paura?
Continuamente ci sentiamo dire di come invecchiare sia brutto, di come sia importante prevenire la vecchiaia occupandoci per tempo della fatale comparsa di rughe e macchie della pelle.
Viviamo tutto il tempo nel timore che un giorno guardandoci allo specchio non ci riconosceremo più, vedremo il riflesso di un volto diverso, ingrigito, corroso dalle intemperie del tempo e un corpo arido e sottile pieno di impurità.
Invecchiare non è una buona cosa per questo mondo, oggi non è più accettabile la corsa del tempo, è infatti  troppo in contrasto con tutto quello che ci rende forti e giovani.
Così succede che le donne fanno quel che possono per stare al passo con i modelli proposti con make-up forte e parrucchiere ogni settimana, estetista d'obbligo, beauty farm per le più fortunate, chirurgia per le più facoltose e gli uomini si ammazzano di palestra perché basta quello, tanto si dice che il brizzolato con le rughe di espressione piace e poi si sa che l'uomo migliora con gli anni mentre la donna può solo peggiorare. Poi dicono che il mondo non è maschilista!
Quindi è davvero questo che ci preoccupa di più? Ci spaventano le rughe e la pancetta o forse tutto questo è solo un trucco pesante che nasconde il vero volto delle nostre fobie di invecchiamento?
La palestra e i ritocchi estetici non ci ridanno mai il tempo perduto.
Credo infatti che ciò per cui siamo così spaventati è non avere più il tempo per rimediare alle mancanze compiute da giovani, quando ancora pensavamo di essere potenti e le giornate ci sembravano infinite.
Abbiamo paura di invecchiare perché in quel momento, assieme agli inestetismi, arriva la consapevolezza di non avere più tempo per chiedere scusa o per dare un abbraccio, non c'è più tempo per realizzare un sogno lontano e c'è poco tempo ormai per pentirsi e ricominciare.
Invecchiare ci fa sapere quanto tempo abbiamo perso inutilmente dietro a relazioni finte, correndo incontro a tutto quello che ci rendeva deboli e inadatti, solo per riuscire a far parte di un mondo che ci sembrava reale e forte, mentre noi eravamo così soli e tristi.
Se tutto questo è vero, allora, non dovremmo avere così timore della vecchiaia, perché ciò di cui abbiamo paura realmente è il passato e il rimpianto, mentre la vecchiaia è solo la nostra amica più sincera che ci fa vedere le cose come stanno, senza falsità; fa male, ma è l'unico modo per capire e guardare oltre.
Il nostro aspetto ci mostra tutti i pianti e le frustrazioni passate, ma quello che ci fa scorgere realmente sono tutte le volte che abbiamo strizzato gli occhi per sorridere e quei giorni bellissimi in cui abbiamo fatto le smorfie buffe perché eravamo felici!


mercoledì 5 giugno 2013

E se in quella unica settimana di vita piove?

Io non sono niente, eppure potrei essere tutto.
Non ho ancora capito cosa vuol dire -essere-, mi sfugge il significato ogni volta che tento di afferrarlo, come se fosse un velo di fumo, in realtà inesistente.
Eppure molti -sono-, è quindi possibile comprendere questo stato di vita nuova o è solo un utopico desiderio dell'uomo? 
Ho paura di questo tutto, perché se poi fosse niente e alla fine potrei assaporarne solo il gusto, sarebbe una sconfitta per il mio palato e di me rimarrebbe solo un'idea dai gusti troppo delicati.


sabato 4 maggio 2013

Le città

La cosa bella delle grandi città è che puoi uscire da sola, fare una passeggiata, sederti in un bar a leggere un libro o semplicemente a fissare il vuoto sorseggiando una birra e nessuno ti prenderà per pazza o ti fisserà come se fossi un alieno con tre occhi appena atterrato sulla terra.
In una grande città si può fare tutto anche da soli e questo ci rende liberi e quasi potenti.
Tuttavia, la cosa brutta delle grandi città è che puoi uscire da sola, passeggiare da sola, sederti da sola in un bar per ore a fissare il vuoto e nessuno se ne accorgerà.
In una grande città quando sei sola nessuno si accorge di te o si preoccupa per te, ognuno cammina con lo sguardo avanti non curante di una sedia vuota o di una mano che trema.
Ma non è la città ad essere sbagliata, non è il luogo che fa la differenza, a volte accade che si è soli nel momento sbagliato... e a quello nessuna città può porvi rimedio.



mercoledì 1 maggio 2013

La forza di un abbraccio

A volte ci sforziamo ad essere il castigo di noi stessi, quasi a darci la colpa per ogni ingiustizia del mondo.
In questi giorni di penitenza ci sentiamo soli tra mille voci di persone felici...
E più siamo soli più vogliamo esserlo, rifiutando qualsiasi apertura tra la boscaglia e ogni buco di luce nel nostro muro altissimo e dolente.
I segnali che lanciamo non vengono colti, i fari sono spenti e sembra che chiunque si sia dimenticato di noi, abbandonandoci alla marea della tristezza.
Parlare con gli specchi ci ha ormai stancato, osservare la strada che vive sotto di noi ci rende dei demoni prigionieri dell'inutilità, finiamo per odiare tutto distruggendo pian piano le nostre viscere con il nostro pianto.
La paura di come sarà domani là fuori è una costante che ci turba e ci attrae, ma non abbiamo il coraggio di buttarci giù per assaporare l'asfalto, caldo e sporco di vita altrui.
La solitudine diventa reale quando facciamo in modo che diventi tale, è uno stato mentale che si nutre succhiando via le nostre anime e i nostri sogni, cresce e si potenzia usando le nostre debolezze.
Diventa enorme in breve tempo e ci sembra così potente da farci strisciare volontariamente, ma quello che non sappiamo e che nascondiamo a noi stessi è come essa sia labile e fallace nei confronti di un sorriso improvviso e un abbraccio, calmo e potente, che si erge senza saperlo a eroe e paladino di ogni nostro male.




martedì 30 aprile 2013

Per fare un albero ci vuole un blog -CO2 neutral-


Parole virtuali in cambio di un albero vero.
Questa è una bellissima iniziativa che ho recentemente scoperto tramite l'attenta pratica dello "sbirciare blog altrui", per poi compiacermi di non essere l'unica persona -emotivamente disturbata- soggetta alla tentazione di scrivere un blog (o molti blog).
Tutto ciò che implica il verde, l'ambiente e l'ecosistema mi riguarda, anzi ci riguarda tutti, anche se nessuno di noi ci pensa così tanto, ammettiamolo.
Durante le nostre giornate distratte lente o veloci che siano, non capita spesso di  riuscire a soffermarsi sul valore essenziale che ha l'ambiente che ci circonda.
Ad esempio non pensiamo mai che un mozzicone di sigaretta che buttiamo a terra è un rifiuto altamente tossico e quindi inquinante, non valutiamo mai quanto sia importante chiudere l'acqua del rubinetto se non ci serve o fare una buona raccolta differenziata, comprare detersivi e prodotti non inquinanti e possibilmente biodegradabili, evitare di prendere la macchina se possiamo spostarci a piedi o in bicicletta, o con i mezzi pubblici... Sono piccole cose che ognuno di noi potrebbe fare, che di certo non cambieranno il mondo domani, ma migliorano il nostro stile di vita e aiutano ad avere un futuro migliore, per noi stessi e per chi verrà dopo.
Non è necessario essere attivisti o far parte di un'associazione, credo che nel nostro piccolo mondo tutti noi possiamo essere coinvolti in prima persona, a partire dalla nostra casa, dal nostro luogo di lavoro, dalla nostra piccolissima postazione nell'universo.
Ebbene perché non rendere "ecologico" anche il nostro blog!
A quanto pare visitare un blog su internet produce emissioni di CO2, (è come se avessimo una ciminiera che fuoriesce dai nostri pc?!)
Non è proprio così, in effetti l'emissione di anidride carbonica è causata da una congiunzione di molte cose necessarie per poter appunto entrare in un blog: insomma ci vuole la luce elettrica per prima cosa! Le centrali elettriche che usano i combustibili fossili, cioè fonti non rinnovabili come petrolio, gas naturale e carbonio, per produrre appunto energia elettrica, emettono CO2. Naturalmente non è il solo utilizzo del nostro computer di casa a causare questa produzione così importante di gas serra, ma la causa maggiore è l'utilizzo dei server che sono necessari per farci svolgere tutte quelle operazioni, ormai diventate vitali, sui nostri pc, in quanto i server devono funzionare sempre, tutto il giorno e tutta la notte e naturalmente per farlo hanno bisogno di corrente elettrica.
Questa iniziativa proposta da "doveconviene.it"si impegna a piantare un albero per ridurre le emissioni di CO2 "prodotte" dai nostri siti, un albero ha infatti l'importante missione di assorbire anidride carbonica, tramite la fotosintesi, rilasciando ossigeno, per noi fonte vitale.
Questi alberi fanno parte di un progetto di riforestazione che è in atto in Germania, precisamente a Göritz e sono delle bellissime querce.
Le querce mi riportano a lontani momenti passati, quando da bambina mi nascondevo sotto la mia "grande quercia". Mi piace pensare che tutti da bambini abbiamo avuto una nostra quercia, almeno una volta!

CO2 neutral -  blog ad impatto zero -







photocredits: co2neutral

venerdì 5 aprile 2013

Addii

Quando le persone a cui volevi bene non ci sono più, improvvisamente ti accorgi che il mondo è andato avanti, nel bene e nel male, ma tu sei stato come assopito in tutto questo tempo.
La morte ti fa essere consapevole della vita.
Diamo per scontato tutto, ogni soffio sul viso, ogni sorriso ingenuo, ogni parola lasciata spesso al caso, ogni saluto perduto... Sarebbe bello non avere rimpianti e non dover dire "se avessi avuto più tempo" o "avrei voluto dirtelo prima, ma adesso è troppo tardi".
Per noi che ancora restiamo tutto questo è triste e struggente, lo stupore ci accompagna nei giorni, poi cade pian piano nel dimenticatoio fino al prossimo risveglio, terribile e traumatico, che ci riporta alla consapevolezza ancora una volta.
Mi viene in mente una frase che qualcuno mi citava in passato, ma che adesso non ricordo più da chi fu detta... La porto ancora con me, nascosta, come in attesa di essere recuperata, una cosa conservata bene tra gli oggetti che un giorno, forse, potrebbero servire, non si sa mai...
"Vive bene chi pensa alla morte"



giovedì 14 marzo 2013

Riflessioni sfumate e cioccolato

Ci sono giorni in cui ti senti come sospesa, a mezz'aria tra qualcosa che è accaduta e qualcos'altro che deve ancora verificarsi. O forse capita solo a me?
Ciò che sento sembra una strana poltiglia colorata fatta da cibi consolatori, film d'introspezione, vecchie foto di ricordi e nuovi posti in cui voler andare. Tutto questo mi rende molto instabile... anche se ha -un quel non so che- di liberatorio e rilassante, in fondo perché fasciarsi la testa prima di rompersela (eh quanta saggezza popolare sprigiono per adesso)!
Ora penso che andrò a fare una merenda compensatoria, in memoria dei miei aulici pensieri persi improvvisamente...




sabato 9 marzo 2013

Nuovo ma Vintage: i buoni propositi

Propositi per l'anno nuovo.
Un momento, ma quale anno? Questo qui sa già di vecchio, eppure ha solo pochi mesi di vita.
Queste quattro mura non parlano e mi nascondono i giorni, ascoltano statici i miei soliloqui mentre si anneriscono di polvere e smog.
Attendi per un anno intero che giunga qualcosa di nuovo e poi quando finalmente arriva... neanche te ne accorgi e già diventa passato, fuori moda, usato, vintage.
Però vintage è bello.
Vintage mi piace,
si può ancora usare, riutilizzare per altri scopi, riadattare alle situazioni.
Vintage è speranza, è immortalità.
Non è ancora finito tutto, c'è ancora una possibilità, un nuovo anno vintage da sfruttare appieno!
Nuovi propositi per un nuovo vecchio anno, posso ancora fare molto e molto ancora può accadere.
Perché posso scegliere di iniziare un nuovo anno, un capodanno solo mio, un po' come i Cinesi che hanno un capodanno tutto per loro, anche io sceglierò un giorno per iniziare un nuovo anno.
Un anno nuovo nell'anno vecchio.
Se lo leggo velocemente mi da un senso di stordimento e mi metto a volteggiare come una farfalla.
Sarà positivo?
Vintage è bello.
Mi serve un vestito nuovo, un make-up fresco, un libro memorizzato e tanto sapere da divulgare, poi sarò pronta per il mio nuovo anno vintage!
Buon anno vintage a tutti



photocredit: wallpapers.fansshare

sabato 23 febbraio 2013

Passerelle di Febbraio

Oggi nevica
O meglio, nevica da ieri, ma sembra che oggi la città sia scomparsa, per cui ho dedotto che la Neve abbia fatto ingordigia e abbia dettato le sue leggi, tanto da far capire chi comanda insomma.
Sulla neve si possono dire le solite cose che da sempre conosciamo, ad esempio che è candida, è fredda, è bianca, di quello possiamo essere certi... Ma che la neve sia anche spumosa e grassa forse pochi lo dicono.
Sì, perché tutta questa panna che cade dal cielo e si deposita silenziosa sulla realtà, è così irresistibilmente strana, che più ci pensi più ti scordi che essa è semplicemente acqua, solida e cristallizzata.
I poeti ne hanno tratto versi maestosi e i sognatori creano, ancora oggi, ogni sorta di pensiero romantico quando fuori scende la neve...
Posso dire di aver visto la neve per la prima volta quando ero già troppo grande per poter fantasticare, nel senso che ne ho subito assaporato tutti i disagi e le imprecazioni di una città che rischiava di collassare su se stessa, ma ricordo che da piccola, per due rare volte mio padre mi portò a vedere la neve, una spruzzata bianca in campagna di un solo singolo giorno, per cui si sperava invano che chiudessero le scuole: giovani ingenui!
Quel giorno, insieme alla mia sorellina, riuscivamo a fare a stento un piccolo pupazzo di neve, tutto impettito ed orgoglioso di essere nato, ma la sua vita non ebbe mai modo di prosperare ed evolversi, infatti il sole arrivava presto a riprendersi la terra e dar vita ai fili d'erba.
Oggi non riesco a ricordare cosa provavo, forse un misto di stupore e felicità, ma so che ancora adesso potrei stare per ore con il naso ghiacciato attaccato alle finestre, mentre guardo spumose stelle danzanti cadere dal cielo...
Non dobbiamo mai smettere di sognare, è vero, io lo faccio anche troppo, ma finita la parentesi di dolci sensazioni nevose, subentra la cruda realtà e i ricordi di una tale Neve invidiosa delle tue scarpe nuove, fautrice di raffreddori imminenti, nemica dei pendolari e distruttrice di ogni forma di moda.
La verità è che il bianco non mi dona affatto, forse se la neve fosse nera allora mi sarebbe piaciuta di più.
Vado a sognare neve a colori, ci vuole sempre un cambio di stagione dicono.







giovedì 14 febbraio 2013

Incontentabili desideri volanti

In un modo o nell'altro sembra che trascorriamo il nostro tempo a lamentarci e desiderare quello che hanno gli altri.
Pensiamo che ciò che abbiamo non è perfetto, ha sempre qualche piccolo graffio che ci da terribilmente fastidio, mentre agli altri è toccata la migliore scelta, lucida e senza imperfezioni.
Perché non siamo mai contenti, mi chiedo. L'uomo ha questa assurda e patetica caratteristica di guardarsi sempre intorno e valutare ciò che non è suo, invece di ascoltare e comprendere fino in fondo la voce che proviene da molto più vicino, da dentro il proprio cuore o il proprio spirito. 
La verità è che non ci hanno insegnato a amarci veramente e apprezzare le nostre scelte, ma ci hanno sempre imposto una competizione forzata, frivola e distaccata, così da arrivare sempre primi per avere la migliore scelta. La migliore di cosa, la migliore per chi e rispetto a chi? 
Non dovremmo confondere la volontà di migliorarci con l'ossessione di essere primi, perfetti e invidiabili agli occhi degli altri. 
La cosa migliore è quella che è perfetta per te, per cui dobbiamo smetterla di sentirci inferiori e desiderare la felicità altrui, perché quando abbandoneremo la nostra strada per seguire quella di altri, di sicuro al primo bivio ci accorgeremo di come il sentiero perfetto fosse solo una facciata, uno specchio per le allodole, una trappola per turisti. 
A cosa sarà valsa una vita di invidia e frustrazione? 
Penso che amare ciò che ci appartiene sia il miglior modo di vivere la vita appieno, godendo dei nostri fiori di campo e dando valore al nostro giardino sassoso. Sarà forse troppo spicciolo e ingenuo tutto questo, ma le cose perfette e articolate fanno parte solo del mondo sei sogni. La realtà in fondo è molto semplice. 




venerdì 8 febbraio 2013

Ho una nuova luce negli occhi

Ho una nuova luce negli occhi
Lo scrivo perché voglio ricordarlo se mai questa luce dovesse spegnersi
Ho questa nuova strana sensazione come se tutto dovesse andare bene d'ora in avanti... so che è un po' troppo per me, ma è davvero una cosa così bella che non riesco a farne a meno.
Forse è così che deve sentirsi la roccia scaldata dal sole... nuda eppure potente, consapevole di essere l'unica a resistere all'arsura... Troppo ingenuo da parte mia pensare a questa forza come se fosse davvero in mio possesso, ma se non ora, quando potrò averla... Se non è adesso il momento non lo sarà mai più.
Ho una nuova luce negli occhi che ha reso il mio limbo un paradiso e l'inverno ha un freddo quasi piacevole. Adesso la vita è mia e lo sento davvero, ho una sudorazione e un battito che lo dimostrano, prima ero fredda e letargica, uno spettro di me stessa che avanzava senza meta per la via della sopravvivenza.
Voglio ricordare questa sensazione e guardarmi indietro sapendo di avere avuto una nuova vita tutta da gustare, addolcire, da sgranocchiare e godere.





venerdì 1 febbraio 2013

Come una diversa cecità

La nebbia rapisce ogni forma e contorno dissolvendo tutto in un muro di sporco bianco.
Uccide le ombre e gli animi sostituendoli con goccioline di umido e freddo.
Alzare gli occhi al cielo che non c'è più fa quasi paura, lei ci sovrasta e rende l'aria gelida, dura e feroce.
Sembra che la nebbia attutisce anche i suoni, racchiude tutto come un velo leggero ma coprente, pare di essere dentro un grandissimo vaso smerigliato, dove i rumori sbattono contro le pareti e vengono inghiottiti dal nulla.
La nebbia mi ha sempre fatto pensare a "Cecità" il romanzo di Josè Saramago... ogni volta ho davanti agli occhi tutto questo bianco e puntualmente penso alle parole incredibili di quel libro, alla strana cecità che ha colpito i personaggi... Tutto era bianco, come avvolti da una coltre di nebbia, una cecità bianca.
Chissà cosa c'è oltre quel muro bianco...
Mi piace pensare che fuori da questo teatro offuscato ci sia un posto migliore, dove vengono nascosti tutti i suoni e gli oggetti che la nebbia rapisce durante la notte.
Un giorno, forse domani, forse tra qualche mese, la cecità finirà e si vedranno di nuovo i colori.



mercoledì 30 gennaio 2013

Passaggio o fine

Pensando bene alla morte mi accorgo che essa è in fondo molto semplice, talmente veloce e facile rispetto alla vita, credo sia proprio per questo che appare così tremenda e immensa.
La morte non da il giusto valore ad un'intera vita di lotte, pianti e sorrisi.
Anche quando la vedi e sai che sta arrivando, in un attimo riparte senza far rumore e lascia tutti attoniti, impotenti e inconsapevoli.
L'attimo in cui la vita se ne va e la morte la porta via con se nessuno lo vede veramente, ci sembra che ci sia un respiro, che forse non è ancora il momento ma sarà quel minuto dopo, non proprio quello in cui ci è sembrato che il freddo gelasse il cuore.
La negazione è la prima conseguenze della morte. La morte non ti da il tempo di essere sicuro.
Dopo cala il silenzio e il mondo inizia a girare lentamente, riprende a vivere, la morte è già andata via da tempo e devi crederci per forza. La rassegnazione può avere velocità incostanti.
Tutto questo tempo di vita spezzato in un solo veloce e piccolissimo secondo, è per questo che l'uomo ha bisogno di credere che non è tutto finito. Non si può cancellare tutto. Se dopo la vita ci fosse il nulla, il semplice atto della morte turberebbe per sempre molti di noi, forse alcune persone non accetterebbero mai di non aver capito che fosse quello il momento, proprio quello in cui hanno pensato che invece ci fosse ancora tempo.
E se dopo quell'attimo veloce, la morte ci portasse in un altro posto, un luogo dove potremmo essere ancora qualcosa, in memoria di quel qualcuno che eravamo in vita...
Tutto questo aiuta l'uomo a rassegnarsi che quel momento sia solo un passaggio, avviene così velocemente proprio perché è solo una porta e non serve sostare a lungo sull'uscio di una nuova era.