venerdì 19 luglio 2013

Odore di case che ricordano cose

Non ho mai capito perché gli odori delle case degli altri mi suscitano una immediata reazione di inadeguatezza. Forse è ansia mista a tristezza.
Sono sensazioni molto strane che nascono improvvisamente da dentro la pancia e arrivano immediatamente al cervello, in quell'angolo buio dove teniamo i nostri scrigni.
Un posto segreto in cui nascondiamo quelle ansie insensate nate da un gesto, un fatto, una parola che un giorno ci ha fatto stare male o semplicemente ci ha fatto pensare.
Non ci ricordiamo più cosa è accaduto, sono ricordi ormai dimenticati, ma le sensazioni rimangono, quelle non vanno mai via sono infatti ben conservate pronte a saltare fuori in un momento qualsiasi, così da farci avere memoria di ciò che abbiamo provato in passato.
L'olfatto è un senso molto importante per me, forse in un'altra vita sono stata un segugio.
Sentire gli odori è qualcosa che mi fa accumulare ricordi ed esperienze, immagazzinare gli odori crea in me una sorta di protezione naturale che regola  il mio istinto e il mio modo di agire nelle situazioni sconosciute, in cui puoi fidarti solo dei tuoi sensi.
Non saprei dire perché l'odore delle case degli altri mi fa questo effetto, forse perché mi manca una mia casa, un luogo che possa sviluppare il proprio caratteristico odore che sarebbe parte di me e che riconoscerei come un odore sicuro, un luogo di rifugio.
Chissà quale dei tanti cassetti dei ricordi fa scattare questo tipico odore di case altrui, la tristezza forse in questo caso non è una sensazione negativa, magari è solo nostalgia e voglia di casa mia, della mia famiglia, desiderio di un ritorno alle origini ma con delle scarpe nuove.



martedì 16 luglio 2013

How I met... You

Oggi voglio scrivere di te e un po' anche di noi.
Lo so è una cosa ripetuta... ma è bello averlo impresso con le parole e non solo con la voce.
Di solito per queste cose uso la poesia, ma ultimamente sembra che il mio estro sia stato colpito dalla maledizione della bella addormentata, così lo farò in prosa.

Ricordo che quando ti ho conosciuto ero in una fase di transizione della mia vita e lo ammetto, ero anche un po' brilla, ma il vino non è molto importante in questa storia.
Avevo deciso di concentrarmi di più su me stessa e di rimettere in piedi la mia vita da single, eliminando quei pensieri che vanno dritti al punto e non lasciano spazio alla conoscenza; era infatti arrivato il momento di parlare e di farmi ascoltare, di scoprire e di assaporare gli animi in tranquillità, senza progetti e costruzioni innaturali.
Per cui quella sera il mio unico intento era rilassarmi e non cercare nulla.

Così tra boccali di vino e palloncini, a fine serata, arrivi tu dal nulla e prendi posto davanti a me, mentre ero intenta a trovare strane angolazioni e luci perfette per fare foto artistiche, a modo mio.

Ci fissiamo tutti con degli hobby, a volte: quello era il periodo della fotografia.
Non perché io ne fossi capace, ma fermare il momento è sempre stata la mia passione, anche scrivendo lo faccio.
Quando scrivo è come se fotografassi ciò che ho dentro e immortalo il momento con le parole.

Dall'alto della mia bravura, le foto di quella sera le ho fatte quasi tutte in bianco e nero, perché "fa figo" e perché in questo modo ho creduto di camuffare le luci sbagliate.
Così, tra uno scatto e l'altro, galeotta fu la fotografia che ci fece conoscere...
Il caso volle che il mio hobby passeggero fosse invece la tua passione, stabile e resa divinamente.

All'inizio non sapevo cosa aspettarmi da semplici scambi di parole, ovattate dal vociare del locale e offuscate da alcol e luci basse, in realtà non mi aspettavo nulla, come ho già detto ero lì senza nessuno scopo e quasi senza nessun interesse.
Per la prima volta, conoscevo qualcuno che si era interessato a me dal nulla e io non mi sentivo affatto in balia delle farfalle, come se avessi mangiato bruchi, o contornata da cuori rossi, come nei manga giapponesi o in groppa a unicorni con arcobaleni nel cielo e cose così...
Ricordo però di aver avuto un pensiero, senza volerlo avevo già fatto una selezione per una possibile conoscenza futura: "Ha i capelli lunghi e ha la barba, è alto. Posso parlarci".
Si ho la fissa per i capelloni barbuti. Sono una donna d'altri tempi in fondo.

Sembrerà superficiale e forse anche brutto da dire, ma è successo proprio così.
Forse è stata colpa del vino e forse è stato meglio così.
Nessun progetto era il mio motto. E così è stato.

Ad ogni modo la serata volge al termine e pian piano il locale si svuota, ma non potevo andare via senza prima compiere un ultimo gesto... No niente di romantico, dovevo fare pipì!
Io e la mia vescica non siamo buone amiche, non lo siamo mai state, ma questa è un'altra storia, non credo a qualcuno interessi la vita di una giovane incontinente.
Tornata con falsa eleganza dal bagno, mi ritrovo quasi da sola e tu non c'eri più... ma insomma niente cuori spezzati, forse un po' di incertezza, però sembrava tutto normale, era stata solo una piacevole parentesi?!

Invece eccoti tornare quasi di fretta, ammetto che mi sono sentita felice.
Con decisione, ma in un modo quasi semplice e sincero, mi hai chiesto di incontrarci qualche giorno dopo, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Non ricordo più molto di quel momento (ero pur sempre brilla non dimentichiamoci), so però di aver strappato un foglietto, trovato sul tavolo del locale e di averti scritto il mio nome e cognome, così da potermi trovare sul libro delle facce, ormai veloce modo di comunicazione moderno.
Pare ci piaccia di più, far sapere al mondo la nostra intera vita, che dare un semplice numero di telefono. Per fortuna anche tu odi parlare al cellulare.
Insomma proprio un moderno romanticismo.

Ammettilo però, la cosa del foglietto è stata un tocco di classe, da raccontare ai figli e ai nipoti, perché in fondo resto ancora un'inguaribile scema per queste cosette, in cui si uniscono tempi passati e tempi futuri.

Adesso, che ne ho ancora memoria, ho voluto scrivere di quella sera in cui ti ho incontrato, in cui un foglietto ha distrutto il mio cinismo verso la vita e l'amore.
Ogni cosa avvenuta dopo e che avviene ancora adesso, è la vita come dovrebbe essere vissuta da tutti, in maniera più naturale possibile, con voli di felicità ma sempre poggiati a terra.
E con un pizzico di indigestione di farfalle.

"Questa Biancaneve ha avuto problemi a dormire, capisci?
Beh va da questa strega che le dà una mela da mangiare che la fa addormentare...
Proprio mentre sta cominciando a dormire veramente bene per la prima volta da settimane...
Arriva questo stupido principe, la bacia e la sveglia!"

"Ammiro il modo meraviglioso che hai di trarre da una favola il suo vero significato..." 

venerdì 12 luglio 2013

Erbacce, ombrellini and You're beautiful

Sapete che c'è? C'è che i difetti non esistono! 
I problemi che tutti noi possiamo avere con il nostro corpo sono creati dalla società non dal problema in se.
Se qualcuno vi ha fatto credere il contrario, sappiate che in realtà era tutto falso!
Stare bene con se stessi incuranti degli sguardi altrui è sicuramente la cosa più saggia che si possa fare, ma non tutti sono forti abbastanza per riuscirci, non tutti riescono a forgiarsi uno scudo così potente da non essere mai scalfito.
Il giudizio degli altri ti accompagna da sempre, si coltiva da piccoli come un'erbaccia che cresce in fretta e distrugge il tuo giardino, non esistono rimedi in grado di fermarla, ci puoi solo convivere e strappare le piante una ad una durante tutta la tua vita.


Viviamo in un mondo classista anche se può non sembrare.
Sei deriso e additato anche per qualcosa di poca importanza, ma le persone troveranno sempre il modo di fartelo pesare.
In india sei discriminato e considerato di una classe sociale bassa se hai la pelle molto scura. Da non crederci, gli scuri che discriminano quelli più scuri.
Anche nei paesi occidentali un tempo la pelle più scura era considerata un difetto in quanto era il colore degli schiavi, o dei contadini e delle genti che svolgevano lavori umili, quindi più esposti ai raggi del sole e per questo abbronzati. Le donne di alta classe, infatti, si proteggevano dal sole con il famoso ombrellino che vediamo nei film storici, non era decoroso essere abbronzati come i poveri.
Paradossale pensare come oggi sia totalmente il contrario, la pelle chiara è considerata qualcosa da modificare a tutti i costi, il modello che ci viene presentato è un infatti un corpo perfetto, scolpito, depilato e soprattutto abbronzato. Oggi c'è la corsa ai centri estetici per riuscire ad ottenere un bel colorito tramite le lampade abbronzanti, perché non sia mai che ci presentiamo bianchi ad un matrimonio, ad una festa o ad un invito importante. 
Anche io vivo in questa società, anche io sono stata adolescente e facevo la lucertola al sole sperando in una tintarella scurissima in poche ore, di certo non capivo i rischi di una esposizione al sole senza protezione nelle ore più calde e per fortuna non ho mai amato le lampade, che sono di gran lunga più pericolose. Naturalmente a me l'abbronzatura piace ancora, anche io sono coinvolta in questo stereotipo della tintarella e mi sento quasi fuori posto quando a luglio sono ancora bianca, color studente, mentre gli altri sono già alla seconda scottatura. Adesso, però, ne faccio un uso più responsabile proteggendomi e in ogni caso non ho più l'ossessione della tintarella scurissima a tutti i costi, anche rischiando di avere insolazioni e bruciature, nonché problemi a lungo termine di cui tutti dovremmo interessarci, come tumori alla pelle. 
Nelle nostre società qualsiasi cosa appare diversa dall'ordinario, vuoi per cultura religiosa vuoi per educazione sociale, viene adocchiata, additata, forse maltrattata e scartata a priori. 
Potrebbe sembrare molto drastico definito in questo modo, ma se riflettete tutti noi, in quanto donne, uomini, bassi, alti, grassi, magri, rossi, biondi, brufolosi, eczematosi, pelosi, calvi, omosessuali e varie tipologie di "diverso", siamo stati in qualche modo giudicati o discriminati. Non oggi forse, non domani, ma ieri magari qualcuno ci ha detto sei troppo basso o sei troppo grasso, sei brutto perché non sei come tutti gli altri, sei diverso perché la tua pelle è diversa dalla mia, sei inferiore perché sei una donna, sei un emarginato perché hai una malattia della pelle che ti lascia dei segni orribili... Ogni giorno la gente ti guarda e tu puoi far finta di non vederli, per tutta la vita hai fatto finta di essere forte e in qualche modo ci sei riuscito, hai la tua vita, tutto è bello... ma quegli sguardi ci sono ed è proprio quello che ti ricorda che tu sei diverso e sei in difetto. 
Si parla tanto di bullismo nelle scuole, non è forse causato dall'educazione sociale che ci viene imposta? 
Il diverso va deriso, tu sei più forte perché sei uguale agli altri e quindi hai il diritto di offendere e far del male al diverso che è solo e per questo più debole. 
La prima educazione sociale viene dai genitori, poi continua con la scuola e la vita stessa... 
La società va cambiata fin dai suoi primi passi, altrimenti imparerà a camminare spingendo il compagno accanto. 


martedì 2 luglio 2013

Pesantezza, rimedi e persone ridoline

Da un po' di tempo ormai mi sento davvero pesante, faccio quasi fatica a muovermi e no, non è il caldo!
Infatti sono tutto il contrario di quello che ci si aspetterebbe: in inverno sono fiacca e letargica mentre in estate sono piena di vita e di felicità, anche se mi attivo dalle cinque di pomeriggio in poi...
Però questo è un periodo di pesantezza, in cui mi piacerebbe avere un tutor che mi spingesse avanti letteralmente, tipo uno di quei personal trainer che segue le proprie clienti pure in bagno per controllare quanto tempo stanno sedute sul water, non sia mai che la prendano come una pausa di riposo... Pigrone!
A nessuno è mai successo di sentirsi pesante come un elefante sotto la calura africana?
A me sta succedendo adesso.
Mi sento così in tutto, pesante nei movimenti, nei pensieri, nelle parole, sono un enorme ammasso di pesantezza.
Eppure questo è il momento in cui dovrei essere una gazzella aitante, piena di buoni propositi e voglia di fare... è proprio vero che le tempistiche non si azzeccano mai.
Mi servono dei rimedi immediati e miracolosi contro la pesantezza.
Spesso si pensa che essere "pesanti" sia sinonimo di serietà e maturità, ma non è sempre vero, ho visto infatti persone frivole e persone per cui ho coniato un termine apposito, ovvero"ridoline", seguire progetti impegnati e affrontare i propri compiti con più maturità di quanto pensassi di fare io.
Ultimamente non mi sento affatto pronta per nulla, o meglio è una cosa che va avanti ormai da troppo tempo e che inizia a preoccuparmi molto, dall'adolescenza sono passata immediatamente alla tristezza di una donna già arrivata senza nessuna prospettiva di novità e cambiamento, tutto ciò non va bene per niente.
Tutto ciò è pesante.
In fondo non possiamo essere tutti maturi per le stesse cose nello stesso momento, credo di essermi già ripetuta questa frase molte volte, ma la mattina dopo puntualmente mi piomba addosso l'oscura sensazione di nullità che blocca le mie gambe e il mio fondo schiena ad una sedia maledettamente scomoda.
Quindi che si fa in questi casi? Cosa ci vuole per ricevere uno schiaffo scuotente dalla vita?